Il fatto che tu non conosca il valore di una cosa, non significa che questa non ne abbia
— Pellio Eburno
Tra gli informatici o coloro che lavorano nell’IT o che hanno a che fare con la tecnologia, le cryptomonete (cryptocurrency) sono famose. Spiegarle a tutti non è per nulla facile. Tutto gira intorno ad un paradigma informatico chiamato Blockchain. Se dovessi dare una definizione che spazza via ogni dettaglio e chiarisce il funzionamento, ma ovviamente è ad altissimo livello e quindi impreciso, la Blockchain è un modello distribuito di verifica di una transazione per mezzo di entità di fiducia (centralizzate o distribuite). Difficile essere più compatto nel definire la Blockchain, facile essere più preciso, ma ad ogni passo si complica di molto la spiegazione.
Per capire bene cosa è (e lungi da me cercare di spiegarlo nei dettagli, anche perchè non sono sicuro che sarei capace) bisogna avere conoscenze di criptografia, di funzioni informatiche quale l’hash, e di trasmissione di dati, e quali sono le sfide più toste e le caratteristiche che deve avere una comunicazione sicura.
Meglio fare un esempio: la persona A vuole mandare a B un messaggio. Con la crittografia riusciamo a garantire che il messaggio da A a B non sia modificato (ed eventualmente, se la chiave di crittografia non è pubblica, che il messaggio non possa essere decifrato da altri oltre a B). Ora però vogliamo anche che una o più entità confermino la validità del mio messaggio e lo rendano unico e immutabile. Qui entra in gioco la Blockchain: la transazione entra in un gruppo di transazioni, chiamate blocco, questa viene mandata a tutte le autorità considerate di fiducia, che convalidano tutto il blocco e lo salvano, quindi questa è ritenuta valida e arriva a B. Il fatto che si usi la crittografia garantisce che sia solo A ad avere mandato il messaggio, il fatto che venga salvato da tutte le entità fa sì che la transazione sia accessibile da tutti, e dunque sia disponibile e verificata da tutti. Mi spiace, non so rendere l’argomento più fruibile a tutti.
Ora, se avete capito almeno un pochino le basi, viene da sè che ogni blockchain può generare una sua monetizzazione, nel senso che nei dati distribuiti si può avere una sorta di conto corrente che, essendo distribuito e verificato, ha una tracciabilità pazzesca e una sicurezza impareggiabile. In pratica, ogni volta che viene creata una blockchain si può creare una criptomoneta associata. O più di una, infatti, visto che alla fine si tratta pur sempre di verifica e salvataggio dati. Infatti ci sono semplici tutorial (anche basati su Litecoin o su TRON) per crearsi la propria criptomoneta. Detto questo, passiamo ai dati monetari.
Bitcoin è stata la prima criptomoneta, era una ricompensa per i miner (no dai, non vi sto a spiegare il ruolo dei miner, ma sono fondamentali per permettere a blockchain di funzionare) che tendevano a essere ricompensati sempre meno man mano che il tempo passava. Satoshi Nakamoto è stato il primo “inventore” dei bitcoin, ma questo è un nome di fantasia dietro il quale si è nascosto il vero inventore della criptovaluta. Quindi, per farla breve, un tempo i bitcoin non avevano valore reale e venivano regalati. Inoltre, essendo una tecnologia nuova, non era regolamentata, quindi gli account delle criptovalute, che di fatto sono le chiavi di criptazione dei messaggi (da qui il problema che se perdete la chiave del vostro portafoglio virtuale, avete perso il portafoglio per sempre), sono del tutto anonimi. Questo ha creato un certo interesse, soprattutto perchè quando si è iniziato ad associare un valore alle criptomonete, si è subito capito che aveva la massima tracciabilità delle transazione ma senza avere la vera identità del proprietario, apriva una serie infinita di utilizzi, anche malavitosi.
Infatti quale metodo migliore per ripulire il denaro se non metterlo in un conto corrente anonimo? E supersicuro, tra l’altro. E’ stata l’esplosione di Bitcoin: una moneta che è passata da venire regalata a costare, al prezzo attuale, 34.706£ il pezzo. Per capirci, se quando ho scoperto dell’esistenza dei bitcoin avessi investito 100 euro per comprarli, ora avrei sui 60 milioni di euro.
I bitcoin sono praticamente in costante aumento: nell’ultimo anno il loro valore è cresciuto del 334,22%. Ma ora non sono le uniche criptovalute, visto che è così facile crearne (come detto, basta mettere in piedi una blockchain per averne infinite nuove). E dallo scorso novembre ad oggi i valori di quasi tutte le criptovalute è aumentato schifosamente.
Come potete vedere dall’immagine sopra, l’ultima criptovaluta però è stata quella con la crescita più verticale. Questo perchè il Dogecoin ha avuto una fortissima spinta data dalle dichiarazioni di Elon Musk che ha supportato la criptomoneta in diverse occasioni, soprattutto su Twitter. Elon ha detto che vuole investire su quella moneta, che ne ha già comprate e non fa mistero del fatto che ne comprerebbe altre.
Ma cosa hanno di diverso i Dogecoin? Originariamente (nel 2013) creati per divertimento da due software engineer della IBM, I Dogecoin sono una criptovaluta istantanea, divertente e fuori dalla tassazione delle banche, come tutte le altre, ma che usa Doge (un cane famoso per essere protagonista di molti meme) come mascotte ed è usata in generale per fare donazioni a creatori di contenuti.
Come potete vedere dal grafico i Dogecoin hanno avuto una impennata recentemente ma ce ne sono state altre in passato, e i dogecoin sono stati usati per vendere case, o per altre cose come l’industria del porno e delle scommesse online.
Ovvio che se i Dogecoin arrivassero al porno, non ce ne sarebbe più per nessuna altra criptovaluta, come per ogni altra cosa che ha vinto nel mondo del porno nel passato (come le VHS).
Insomma, investite in Dogecoin!!! E stay tuned!