E se fosse sempre colpa nostra?

La gente ama lamentarsi, ma non ama analizzare le situazioni, e neppure prendersi colpe. Io per lavoro cerco di evitare di dare colpe, ma cerco anche di fare analisi e autoanalisi per dare feedback. E ci sono alcuni temi su cui penso che il mio punto di vista non dovrebbe essere preso per “corretto” ma dovrebbe quantomeno venire considerato, spenderci quei 10 minuti.

Influencers e giornali con articoli clickbait
Dopo il caso della Ferragni ho iniziato a leggere molte opinioni su quanto faccia schifo la società che segue caprinamente gli influencers. A parte che non capisco molto la connessione tra le due cose: la Ferragni è accusata di avere più o meno frodato gli acquirenti, cosa ci azzecca il fatto che la gente la segua?
Comunque, mi trovo in disaccordo su questa opinione: prima seguivamo giornalisti, che spesso erano più giornalai, e pensavamo che il giornalismo fosse marcio solo in base all’orientamento politico della testata. Tornerò sul tema giornali, ma… spostare la ricezione di informazioni da organi a cui devolviamo tale autorità a persone singole dovrebbe indurci a ridiscutere il nostro bias di principio di autorità (quel bias che ci fa credere che una persona autorevole abbia ragione anche quando dice cazzate su cose di cui non sa nulla). Quello che intendo è che, se i giornali erano considerati autoritatevoli perchè “erano giornali e sapevano cosa scrivevano”, ora dovremmo andarci cauti con gli influencer perchè “sono stocazzo”.
Quindi, se seguo Barbascura (e santiddio se lo faccio) è perchè l’ho scelto, era un signor nessuno prima, e pone molta attenzione a fare peer review di quello che dice. Non ci vedo nulla di male.

Il problema dell’influencer è che dovrebbe farci rimettere in discussione il bias di principio di autorità, ma fa saltare sul carro il bias del carrozzone (quel bias che ci fa credere che una persona sia credibile se molti ci credono). Inoltre, e qui arriviamo finalmente al punto, sta a noi decidere chi seguire, ed è quindi colpa nostra se alcune persone che non sanno un cazzo su un argomento influenzano milioni di persone che li seguono per ben altro. E’ quindi colpa nostra se ballerini o truccatrici o calciatori o videogiocatori o cantanti possono lanciarsi a parlare di scienza e politica e manovrare il consenso pubblico.

Lo stesso vale per i giornali. Penso sia normale pensare che i giornalisti vogliono continuare a lavorare come giornalisti. Però, tipo 10 anni fa, la gente i giornali li comprava. Ora anzi che comprare un giornale, il cittadino medio spende quei soldi per una carta virtuale in un videogioco. Non critico come la gente spende i soldi, faccio lo stesso io, anche se non compro cose per videogiochi. Il punto è che i giornali devono sottostare a regole di mercato per sopravvivere. Magari non possiamo parlare di “colpe”, ma di sicuro è per il cambio della società che i giornali han cambiato stile nelle notizie.

Social Networks
Ecco, qui l’analisi è forse un pò più complessa, perchè i social network non sono come i giornali. I social network spesso nascono gratuiti, e come diceva più o meno qualcuno, “quando una azienda non ha nessun prodotto visibile su cui fa soldi, probabilmente il prodotto sei tu”, quindi sì, amavo i social 10 anni fa, ora nel tentativo di farsi intelligenti per catturare la tua attenzione, son diventati petulanti e fastidiosi.
Però col loro diventare sempre più “intelligenti” si ha anche un cambiamento nelle strategie di marketing, e diventa sempre più importante il ruolo del Social Media Manager per tutti i brand, ed è quello che rende l’evoluzione dei social media un pò colpa nostra: noi siamo il target, noi siamo quelli che i social tentano di persuadere, noi siamo quelli che si iscrivono sul social di turno e noi siamo quelli che imparano le tecniche dei social per lucrarci sopra.

Tutti i grandi social del passato, quelli prima di Facebook, sono morti (o quasi) con Facebook, che è lì da quasi vent’anni, e perde colpi contro Instagram, Tik Tok…
C’è un’altra analisi da fare: prima c’erano i blog, e c’è stato un periodo in cui chi voleva condividere qualcosa apriva un blog. Poi è venuto Facebook, che dava comunque un gran risalto ai post scritti. Poi Twitter, dove si iniziava a limitare la scrittura in favore di un messaggio corto. Instagram ha mosso il paradigma sulle foto: puoi scrivere ma la scrittura è second class citizen. In Tik Tok scrivere è quasi fastidioso e inutile, il focus è sul video. Io ci vedo un pattern: la gente vuole sempre meno sbattimento a leggere, a riflettere, vuole gattini e cose comiche, e l’immagine e l’apparenza è tutto.
Penso che ci lamenteremo di questo in futuro, perchè è preoccupante sia non comunicare, che non pensare, che dare valore all’immagine, e si va verso quella direzione.

Politica
Specialmente in Italia, la gente non ci crede più. E sempre più spesso i politici si fanno aiutare da esperti che giudicano i sentimenti della gente su quello che loro dicono, per capire dove conviene andare. I politici stanno quindi diventando una nuova sorta di influencers, e come tali, l’analisi è la stessa: non è forse colpa nostra se la politica è così?
Se già i politici ci inculavano con la cartavetra quando erano seri, ora che sanno che devono solo fare quello che la gente vuole, tutto ricade sulle nostre spalle. E’ famosa la serie di dichiarazioni di Salvini durante il covid, con lui che diceva di riaprire tutto o chiudere tutto in base agli umori della massa. Ma quindi è del tutto colpa nostra se la politica è diventata così, perchè ci scordiamo, e non riusciamo a neutralizzare dalla scena politica una persona che viene scoperta a fare l’idiota. La gente è più facile che esca dall’attenzione pubblica perchè fa cose impopolari (tipo Renzi finito al 2%) che non perchè fa cose assolutamente inaccetabili per un politico (tipo Berlusconi quando disse alla Merkel “Culona inchiavabile”).

Insomma, quando critichiamo la società attuale cerchiamo di capire se non dovremmo invece criticare noi stessi.
Stay tuned!

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Perchè Barbie NON è un bel film

Mi sembra un pò triste dover parlare del film di Barbie, ma ci sono tanti, tantissimi pareri contrastanti, che mi hanno spinto ad andarlo a vedere. Tutto gira intorno ai valori che vengono espressi nel film, e al significato che ne viene dato. C’è solo un GROSSO problema, che si può riassumere con la citazione “vediamo quello che ci aspettiamo di vedere

In pratica, se vogliamo vedere un significato profondo, ce lo vediamo, se vogliamo considerarlo una cazzata, lo facciamo. Mi domando però come mai molte persone NON considerino Barbie una cazzata, e qui forse bisognerebbe studiarne il marketing, di cui si sa qualcosa, tipo che sono state spese grosse cifre. Io sono rimasto che Barbie fosse potenzialmente una cazzata, ma ho anche cercato di rimanere oggettivo, ma la mia idea non è cambiata.

ATTENZIONE, PARZIALMENTE SPOILER ALERT!!!
Il film gira su 3 fasi: la prima è la descrizione del mondo di Barbie, il mondo perfetto in cui regna la felicità. E’ il paradiso del femminismo, gli uomini, come verrà detto alla fine, tutti Ken, vivono in funzione delle donne, tutte Barbie. Le Barbie governano, le Barbie decidono cosa fare, come farlo, con chi farlo. Mentre le Barbie impersonificano anche un significato per le bambine, con la Barbie astronauta, medico, presidente… i Ken sono piuttosto reclusi a ruoli tipo “il Ken da spiaggia”, che non sa fare nulla, a parte stare in spiaggia.
La seconda fase è il plot: Barbie e Ken vanno nel mondo reale, per la nostra discussione non serve sapere perchè, giusto per limitare lo spoiler, ma Ken entra in contatto con un concetto di patriarcato un pò mal compreso che lui riporta nel mondo delle Barbie e in 24 ore riesce a fare un lavaggio del cervello a tutte le altre Barbie (a parte la protagonista che è ancora nel mondo reale), instaurando un regime patriarcale (un pò bizzarro e caricaturale, giusto per farlo sembrare ancora più stupido) dove le Barbie sono addirittura felici di avere un posto di secondo piano e soddisfare i Ken.
La terza fase e il ritorno alla normalità: le Barbie ricreano il mondo ideale iniziale con un solo cambiamento: una sorta di maggior “rispetto” per i Ken, a cui viene spiegato che sono entità autonome, non “Barbie e Ken” ma piuttosto “Barbie” e “Ken“. E con l’ammissione di essere state un pò stronze a fare ogni sera serate solo donne.

Questo è il film, e dura un’ora e mezzo. Perchè reputo che non sia un bel film? Beh, è vero, tocca temi potenzialmente importanti, ma come li tocca? Malissimo: spesso i temi sono tirati per i capelli, ci sono, ma sono assolutamente ridicolizzati dal modo in cui sono espressi, e sono molto incentrati su una visione molto femminista della vita. Non mi voglio perdere sul discorso femminismo e maschilismo per una volta che un film, intitolato “Barbie” per giunta, dà una visione un pò femminista del mondo, va bene anche avere film così, però anche per essere un film con un messaggio un pò più femminista, ma che messaggio è? Che un mondo governato da donne sarebbe fiabesco dove tutte le donne si salutano e fanno pijama party tutte le sere? Voi provate a chiudere due donne in una stanza per 3 ore nella vita reale è molto probabilmente quando riaprirete la porta si saranno scannate. Ma a prescindere, ma che senso ha? Quando governano le donne gli uomini sono nulla, quando governano gli uomini le donne sono nulla. Di nuovo, capisco la strategia un pò femminista di far vedere che il mondo degli uomini si basa su cagate, tipo i cavalli, ma nel suo dare questo messaggio femminista passa anche l’idea che le donne siano tanto poco furbe da farsi immischiare in un governo patriarcale in meno di 24 ore.

Tutto questo espresso freneticamente. Gli uomini che vengono messi uno contro l’altro in un modo direi offensivo da tanto che è evidente e scontato e banale. La scoperta del patriarcato da parte di Ken. Il passaggio dall’essere perfetta al non essere perfetta di Barbie. L’emancipazione finale. E’ tutto citato, anche un pò a caso, ma soprattutto molto banalmente.
Al fatto che ci siano questi messaggi un pò espressi di corsa e male, ci va messa la resa del film, che è un pò bambinesco e tutto questo rosa fa un pò venire l’orticaria. E’ giusto, non critico questo, ma cavolo, anche la scena iniziale con Barbie che saluta tutte le altre Barbie… a un certo punto volevo spaccare la capsula di veleno in bocca e darmi la morte.

Insomma, un film molto importante per il movimento femminista, ma forse nemmeno per quello, un pò indigesto per un adulto, non sono sicuro sia interessante per i bambini… Però il marketing lo ha innalzato ai livelli di Oppenheimer, con gente che crede che sia una rivoluzione nel cinema.
Sarebbe ingiusto a questo punto, non lasciare una opinione diversa dalla mia, quindi vi metto un video con una posizione opposta, e vi lascio dei commenti in seguito.

In questo video il messaggio è il seguente: il film è volutamente semplice per raggiungere tutti, bambini e non, su temi che devono far riflettere. Quello che però già vedo di male, è che il significato iniziale del mondo delle Barbie, voglia vedere una Barbie stereotipata che è si emancipata, ma non che ricerca una interazione tra i sessi, ma che ancora scansa un pò l’idea della necessità dell’uomo. E qui capisco la banale lotta al maschilismo del femminismo, ma a livello di società far passare che bisogna creare divisione non aiuta nessuno. Davvero il meglio che una donna può avere è di vivere in guerra con gli uomini? Perchè spesso è così che le donne vedono la lotta di genere: non come autonomia e pari diritti, ma come rivendicazione di un mondo opposto, dove se per secoli abbiamo vissuto in un mondo patriarcale e maschilista, ora le donne han diritto a un mondo matriarcale e femminista, dove femminista non si intende egualitario ma l’esatto opposto di maschilista.

Sul tema della depressione me ne sto. Nel senso che è vero, c’è quel tema, il problema è che ancora viene affrontato in un modo che lascia lo spettatore un pò spiazzato: Barbie si sentiva perfetta, e scopre la critica del mondo reale. La sua depressione suona più come una mancata accettazione di essere perfetta, come se il messaggio più che essere una evoluzione, sia che il mondo ha un modo di criticare cinico, e Barbie ha diritto di sentirsi depressa per essere giudicata. E’ un problema di interpretazione, ma quale significato possono dargli gli adulti? E quale i bambini? Più che il tema della depressione, sembra si tocchi il tema della depressione per una sorta di bullismo dato dalla società che a volte giudica. Come a dire che “se una donna non viene giudicata perfetta può essere depressa“. Ma questo nelle mani di una bambina che senso assume? E in quella di un bambino un pò stronzo? O forse vogliamo sperare che un bulletto non guardi il film?

Ci sono, nel commento sopra, varie parti brevi ma discutibili: intanto che Barbieland sia un posto privo di oppressione dal maschilismo. Su questo sono in disaccordo: Barbieland è un mondo opprimente per il genere maschile, non è un mondo perfetto, e solo una società capovolta, e risulta perfetta solo per Barbie, che è una donna in un mondo femminista. Come dicevo prima questo inasprisce la lotta di genere: chi la ha vinta si ritroverà in un mondo perfetto, questo è il messaggio.
Lo stesso, il concetto che la perfezione voluta PER le donne e il fatto che LE DONNE non siano mai abbastanza e siano messe sempre dopo gli uomini, è un errore interpretativo della società moderna. La società moderna ci vuole tutti (uomini e donne) competitivi, e siamo tutti soggetto di critica, quindi certo, anche le donne, ma vederlo come il patriarcato che cerca di prevalere sul femminismo è un passo, o un passaggio, interpretativo che il film non credo nemmeno voglia dare: le Barbie sono perfette non per piacere agli uomini, e nemmeno per piacere a se stesse, ma perchè sono state create, da una donna oltretutto, così. La protagonista del mondo reale fa un monologo sulle aspettative per le donne (essere tutto e il contrario di tutto) che forse è l’unico vero messaggio su cui meditare, bello, piazzato bene, un pò femminista ma che fa riflettere anche se banale, ma rimane discutibile, è più la società stessa a volere una persona in quel modo.

Altre parti del commento del video di prima fanno invece un passaggio che è forzato, negativo, e non rispecchia secondo me la vera natura del film. Il film critica il patriarcato, ma nella sua alternanza: Ken non è vendicativo come dice Violetta, è solo ferito, vive nella ricerca dell’amore di Barbie (quel citato “vive per avere uno sguardo da Barbie”), attenzione che non riceve e che genera una frustrazione. Parte con lei per aiutarla, per mettersi in mostra, per esserle di aiuto. POI scopre il patriarcato, e il messaggio infantile è che se il mondo è governato dalle donne, è il paradiso per le donne, ma se lui lo riporta al governo degli uomini tutto funzionerà. Mi sembra molto banale pretendere che il mondo di Barbie sia meglio perchè le donne sono libere dal maschilismo e dal patriarcato mentre quello di Ken sia opprimente e negativo: i due mondi sono identici, solo gestiti dai due generi diversi. Il mondo di Barbie è opprimente per l’uomo, e Ken ne soffre, il mondo di Ken è opprimente per la donna (anche se nessuna Barbie ne soffre veramente… però sì, anche questo rimanda un pò un messaggio patriarcale).

Detto questo il video di Violetta è assolutamente ben fatto su tutte le altre analisi, inclusa la crescita di Ken, Alan, la parte del CEO di Mattel, molti dei discorsi su Barbie… un bel commento che vi invito ad ascoltare. Ma questo secondo me non rende il film un capolavoro, anzi, lo proietta tra i peggiori film che abbia visto e che inasprisce la guerra tra sessi.

E comunque… stay tuned!

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La ricerca della felicità nelle nuove generazioni

Vivo a Londra da 8 anni. Quando sono arrivato c’era tanta gente anche della mia età, che pian piano se ne è andata. Mi ritrovo quindi a vivere in mezzo a molta gente che ha una decina di anni di meno. Ora, se da un punto di vista di esperienza, è interessante come entrare in contatto con gente di paesi diversi, mi rendo conto che sto vedendo un mutare nei rapporti sociali abbastanza spaventoso.

E’ brutto generalizzare, però parlo per statistiche: delle persone che viaggiano sulla trentina un buon 90% vive in un continuo problema di contrasto tra quello che cerca e il modo di gestire gli altri. Parlo, ovviamente, soprattutto di ragazze, conosco meno ragazzi e sono in contatto meno con quelli di questa età. Ma le ragazze sulla trentina hanno i seguenti due problemi:

  • le ovaia strillano, e quindi vivono nella ricerca urgente (cazzo, hai 30 anni, vivi serena) di un uomo
  • hanno grossi problemi nello stabilire rapporti con gli altri

Sul secondo punto ho visto di tutto: gente che ti parla per un’ora su Whatsapp, ma se poi le chiedi di uscire si rifiuta, come se uscire fosse un segno di debolezza farsi vedere disponibile, salvo poi lamentarsi che in una città come Londra (circa 9 milioni di abitanti) è difficile incontrare gente e quindi è indispensabile usare le date apps, dove si salta tutta la fase esplorativa iniziale e il contesto dei rapporti è subito quello mirato alla relazione (o al sesso). Le ragazze moderne fanno fatica a fare pace col proprio cervello: succede un litigio, la ragazza si dice molto disponibile a incontrarsi per discuterne, salvo poi non essere mai disponibile, e finire dopo due mesi a essere ancora alla ricerca di un giorno per vedersi.

Sembra che le nuove generazioni ormai dipendano dalle cose “semplici”: perchè dover incontrare una persona, parlarci, scoprire se è compattibile, e poi ricreare quell’attrazione fondamentale per arrivare ad un appuntamento se puoi semplicemente chattare con un estraneo in una chat dove l’altra persona sa già che sei lì per creare una relazione, e quindi non c’è bisogno di capire e farsi capire.
Questo però comporta un problema: se le interazioni si semplificano, a mio avviso diventa anche più semplice diventare un “esperto del settore“, quindi ci sono persone sempre più abituate a dirti quello che vuoi sentirti dire. E per inciso, questo è vero anche nella vita reale, ma essere un esperto nel nascondere le proprie intenzioni quando tutto quello che l’altro può vedere sono delle emoticon è ben diverso dal riuscire a simulare quando l’altro può vedere il tuo linguaggio non verbale per giorni.

Quindi i trentenni stanno entrando nell’era dove è meglio rifiutare tutti, o quelli non promettenti fin dal primo momento, per poi “farsi fregare” dagli esperti di date apps.
E devo essere onesto? Non mi sembra si stia creando una generazione migliore, in termini di interazioni sociali e di felicità. D’altro canto, la ricerca della felicità non è essa stessa la felicità? Se ti piace parlare con una persona ma non ci vuoi uscire perchè pensi che faccia fico rifiutare tutti, stai davvero creando un futuro felice per te stessa. Per cosa poi? Per finire a parlare e incontrare estranei su date apps?

Sono perplesso.
Stay tuned!

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I miei 2 centesimi sull’Eurovision

Forse vi è sfuggito perchè dell’Eurovision non ve ne frega nulla, ma l’Italia ha vinto il contest musicale con la canzone “Zitti e buoni” portata dai Maneskin, canzone che aveva già vinto il festival di Sanremo. E’ il primo anno che seguo l’Eurovision, anzi, potrei dire che è il primo anno che vengo a conoscenza della sua esistenza, eppure c’è tutti gli anni (a parte nel 2020 per il problema della Pandemia). L’ho seguito perchè sono diventato un fan dei Maneskin durante il festival italiano. L’Italia non vinceva dal 1990, con Toto Cutugno che cantava “Insieme: 1992” che era un pò un inno all’Europa unita, e quindi era facile farla piacere a una competizione come l’Eurovision.

Vi pregherei, se guardate il video, di notare come nelle immagini rappresentative dell’Italia ci siano vecchie donne che ballano cose di folklore e immagini di repertorio da “pizza e mandolino“.
Comunque lasciatemi elencare le cose che han reso questa vittoria eccezionale:

  • Vincono i Maneskin, una band giovane, molto amata dal pubblico (me incluso). Una vittoria meritata appieno perchè, senza essere di parte, la loro performance è stata a un altro livello. Se voi cercate le reaction di youtuber prima della gara, erano tutti entusiasti della canzone dei Maneskin, e live non sono stati da meno
  • L’Italia soffia il primo posto alla Francia, che cantava in francese, e alla Svizzera, che cantava in Francese
  • L’Italia ha vinto grazie ai voti del pubblico, togliendo il primo posto alla Francia che aveva il secondo posto dopo la votazione della giuria. Infatti la Francia ha avuto 248 punti dalla giuria e 251 dal pubblico, ma l’Italia, che ne ha avuti solo 206 dalla giuria, ne ha avuti 318 dal pubblico, con 5 paesi per cui il pubblico ha dato massimo punteggio all’Italia e il caso limite di Malta, la cui giuria ha dato ZERO punti all’Italia, mentre il pubblico ne ha dati il massimo
  • La Francia ha cercato vergognosamente di fare squalificare l’Italia accusando Damiano, il frontman e cantante della band, di avere tirato di cocaina durante la premiazione. Damiano in rassegna stampa non solo si è detto contrario all’uso di droghe, ma si è sottoposto volontariamente al test, risultato negativo con tanto di ritiro delle accuse da parte della Francia, che ha così fatto una figura di merda seconda solo a quella che ha fatto nella Seconda Guerra Mondiale
  • La vittoria è importante anche da un punto di vista di immagine: l’Italia porta una canzone ad un altro livello rispetto alle altre, e questa canzone è ROCK!!! Non le solite sviolinate italiane, Rock! Personalmente se non vinceva l’Italia avrei preferito vincesse la Finlandia, anche se la sua canzone mi piaceva molto meno (infatti sono arrivati sesti, ma han preso 18 punti dall’Italia tra giuria e televoto)
  • Thomas Raggi, il chitarrista, è il primo vincitore dell’Eurovision a essere nato nel 21° secolo
  • Il Regno Unito è arrivato ultimo CON ZERO PUNTI sia della giuria che del pubblico, e questo è un record

Di seguito la performance dei Maneskin durante la finale (voglio dire, la performance in gara, perchè poi si sono esibiti anche nel finale dopo aver vinto).

Vorrei anche prendervi l’esatto momento in cui la cantante Francese, durante i voti della giuria, dice “Ma la cosa più folle è che […] penso sia folle che due canzoni francesi sono in cima. Grazie, grazie!!!“. Bene, vorrei dire che forse hai impressionato la giuria, bella mia, ma il pubblico ti ha mandato a fare in culo te e quegli altri che han scelto di cantare in Francese!!!

Giusto per lasciare anche un segno indelebile di quanto fossero in malafede i Francesi ad accusare Damiano di avere assunto sostanze, vi lascio uno dei tanti video che fa vedere cosa è successo. Notate per favorela posizione delle mani e la distanza della faccia dal tavolo: deve avere una capacità di sniffata impressionante per essere in grado di tirar su da quella distanza.

Ora, per concludere il post, alcune considerazioni finali sulla classifica finale:

  • La Francia non meritava il secondo posto. Va bene la voce, va bene la bravura della cantante Francese, ma la canzone è la solita francesata alla Edith Piaf, tanto che qualcuno ha parlato di plagio di Barbara Pravi alla canzone “Padam Padam” (a essere onesti, anche se il ritornello un pò assomiglia, a me sembrano diverse… poi oh, son tutte così le canzoni Francesi, che ci vuoi fare?)
  • Bella canzone la Svizzera, ma se contate che Svizzera e Francia sono arrivate sul podio, capirete come mai i Maneskin han vinto facile
  • La band dell’Islanda era bellissima, come la loro performance, anche se la canzone non mi è piaciuta avrei preferito loro ai primi posti
  • L’Ucraina quinta. Io non ho parole. A quanto pare la canzone è folk, ha un senso per loro, ma se ricordate il mio post, io me li aspettavo ultimi. E i Lituani lo stesso, me li aspettavo ultimi, invece eccoteli ottavi. Ma io non mi intendo di musica, quindi…
  • Non mi è dispiaciuta la performance della Russia. La canzone era molto girl power, che devo dire mi ha scassato un pò gli zebedei. Però il fatto che all’inizio sia molto folk nella performance mi è piaciuto assai
  • La Romania non si è qualificata per la finale. Peccato. Effettivamente la performance live non è stata granchè.
  • Ho adorato la performance della Bulgaria, Victoria, più che altro per la rappresentazione scenica. Mi son piaciuti i colori, era originale
  • C’è stato un figaio: Grecia, Moldavia, Serbia con le milfone, Cipro, Israele, Arzebaijan, Albania. Una cosa impressionante. E non conto la Romania, che non era in finale.
  • Non a caso, visto il punto prima, le canzoni in ultima posizione erano tutte cantate da uomini, o comunque da frontman maschili

E niente. Per me è tutto.
Stay tuned!

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Demi Lovato e il “loro”

Il significato di una parola non è quello che sta scritto su un vecchio libro ingiallito, ma è quello che chi la pronuncia e chi la ascoltà le conferisce

— Pellio Eburno

Demi Lovato, tempo fa, si era autodefinita pansessuale. Siccome temo che questo post alla fine sarà una sorta di lamentela verso l’incapacità, da parte di una parte della società, di capire concetti semplici, voglio subito spiegare che pansessuale vuol dire che può provare attrazione sentimentale e fisica per qualsiasi genere e sesso. La differenza con bisessuale è sottile, e si basa sull’avere compreso la differenza tra sesso e genere, inoltre è materia complicata per un altro post, quindi non ne discuto ma leggetevi l’ABC in questo mio articolo, se volete.
Oggi Lo Zoo di 105, programma radiofonico che ti può strappare una risata, ma che spesso è ricco di cazzate oltre il limite e di certo non è candidato ai Nobel per la sua intelligenza, ha pubblicato il seguente post

Dichiarazione shock di Demi Lovato: sono non binaria, quindi datemi del loro… ??

Pubblicato da Lo Zoo di 105 su Sabato 22 maggio 2021

Ovvio che è stato tempestato da una fitta lista di commenti di candidati al Nobel che argomentano con cose che vanno dal “hai problemi mentali, fatti curare” (riferito a Demi Lovato) al “loro è un plurale” al “allora me chiamatemi Sua Maestà” e così via. Tutti grammar nazi quando si tratta di sputare un pò di odio.
La società si inghiottirà questa mentalità bigotta e tutti coloro che ne fan parte… purtroppo genererà anche nuove credenze bigotte, forse anche peggiori. Ma è davvero difficile capire???
La settimana scorsa Linkedin mi ha chiesto di aggiungere il pronome con cui voglio che gli altri si riferiscano a me. LinkedIN, un social di stampo professionale. Meglio dei vari Facebook, Twitter e compagnia intrattenitiva mirata a idioti andante. Bella storia.

Cerchiamo di chiudere subito la parentesi della forma plurale. E’ un pronome che vuole definire il neutro. Per quanto non capisca perchè in inglese non si usi il “it” ma il “they” (e mi aspetto che la risposta sia più legata al fatto che “it” suona più per cose e animali), in Italiano me lo dite voi un pronome neutro? In Inglese ne hanno pure coniati di nuovi (Ze/hir, Xe/xem, Hy/hym, Co/cos) ma ancora, in Italiano non esistono altri pronomi specifici per i non binari. Ah, inoltre, giusto per fare impazzire la gente, il pronome per i transgender è they, ma la coniugazione dovrebbe rimanere singolare, anche in italiano (tipo “loro ha studiato” invece che “loro hanno studiato“). Ma figurarsi. Ah, ultimo ma non meno importante, in Italiano ci son diversi modi di coniugare gli aggettivi in modo che siano neutri, tipo mettere l’asterisco (“sei bellissim*“), ma vengono male nel parlato.

Quindi tutta questa discussione è l’ennesima polemica ignorante. E’ di nuovo un modo, da parte dei soliti cattobigotti, di andare a cercare le cazzate per attaccare quello che non capiscono, o quello che loro non ritengono normale… più semplicemente, quello che non piace a loro. Bisognerebbe invece iniziare a specificare i propri pronomi sui social, anche se si è cisgender (ommioddio, è fatta, figurati se il volgo sa che cosa è un cisgender), non per evitare errori, ma per aprire la società a questo modo di pensare, all’idea che ci sono persone che non si sentono ciò che sembrano, per sdoganare il fatto che se nasciamo di un sesso, possiamo non sentirci tali.

Con me potete usare il “he/him“.
Stay tuned!

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Qualcosa da dire su Amedeo, Pio, Fedez e il Politically Correct

Nelle ultime due settimane solo due notizie hanno raggiunto il mio me in cerca di isolamento da notizie fuffa. Fedez col suo monologo per il concerto del primo Maggio e il monologo “L’ironia salverà il mondo” del duo Pio e Amedeo durante la loro trasmissione “Felicissima sera”. Io penso che entrambi debbano essere accomunati perchè sono due posizioni interessanti.

Io approvo il discorso. E’ un discorso che ha decisamente senso. Quello su cui sono in disaccordo con Fedez è il palco. Il concerto del primo Maggio non è un palco per il DDL Zan, e in un certo senso quindi non lo è neppure per attaccare la Lega su questo tema. Tutto quello che dice è verissimo, non metto in dubbio la veridicità di quanto affermato, ma mi metto nei panni di uno possa sentire cose che non gli piacciono sul palco del concerto del primo Maggio. La festa del primo Maggio è di tutti, siamo in contrasto su tante cose in Italia, su ogni argomento, una volta che si può accomunare tutta l’Italia sui valori di una festa mi sembra un pò pretestuoso fare un cappello sulla festa e poi parlare di temi a piacere, per quanto giustissimi.

Detto questo se invece si sente la telefonata, il tema è andato su tutt’altri binari. Io riconosco una certa regolarità da parte della Rai nel dire che è scorretto far fare un attacco da parte di Fedez a alcuni esponenti politici che non hanno diritto di replica sullo stesso palco, nonostante Fedez aggiunga che altri artisti lo han fatto in passato (deh, oh, se si è commesso un errore in passato, ripeterlo non è mica d’obbligo). Però è ovvio che il sospetto ricada sul valore del contenuto, una difesa del DDL Zan e un attacco alla Lega, che domani potrebbe avere le mani sulla Rai.
Ovvio che poi, avendo la Rai ritrattato, non mi trovo dispiaciuto. Ovvio che le ragioni di Fedez hanno senso se il tema su cui doveva fare il discorso era “come vediamo il futuro”. Mi metto solo nei panni di un leghista che va al concerto del primo Maggio e sente qualcuno fare una tribuna politica contro le sue idee. Io, se succedesse l’opposto, un pò mi incazzerei.

Amedeo e Pio invece han fatto un monologo sull’esagerazione del politically correct. Purtroppo non lo trovo integrale da mettervi come riferimento, ma si soffermano sulle azioni invece che sulle parole, dicendo cose tipo che la parola “negro” non è da demonizzare, perchè la si può anche usare in contesti tipo “ehy negro, andiamoci a fare una pizza” mentre la parola “nero”, accettata, può essere usata per dire cose molto più discriminatorie. La stesso dicasi per “ebreo” usato come “tirchio” o “genovese”, dove i secondi non si lamentano mentre i primi sì.
Il discorso filerebbe, se non fosse sbagliato e stupido. Quello che in effetti manca a questo discorso è un pò di realismo e un pò di analisi storico sociale: a parte che dubito che voi vi rivolgiate ancora a un amico chiamandolo “negro”, ma “negro” e “ebreo” hanno un valore negativo in quanto sono parole che hanno avuto una connotazione storica, per questo le percepiamo come discriminatorie. I neri sono stati schiavizzati, segregati, resi vittime delle peggiori atrocità, e “negro” è il termine che veniva usato per riferirsi a loro, in tono dispregiativo. C’è una intera generazione che nemmeno capisce la differenza tra “negro” e “nero”, e io non la condanno, però dobbiamo cambiare questo aspetto della società, per questo è importante criminalizzare questo aspetto. Lo stesso vale per usare “ebreo” in tono negativo, quando questo è stato il punto di partenza per un genocidio perpetrato 80 anni fa: vendere gli ebrei come negativi. I genovesi sono felici di essere “parsimoniosi”, e nessuno li ha mai ghettizzati per questo. E questo spiega perchè nessuno si offende, tra i genovesi, se gli viene detto che “è genovese” per dire che è tirchio.

Infine, ragione per cui ho messo assieme questi due casi, c’è il discorso sull’omofobia: Amedeo cerca di rendere le vittime (gli omosessuali) carnefici dicendo che se la prendono, o addirittura che il gay pride è anacronistico perchè gli eterosessuali non scendono in piazza a dire “viva la figa”. Dall’altra parte abbiamo Fedez che fa di tutto per parlare del DDL Zan e condannare la Lega per le sue frase omofobe. Questo mi lascia un pò perplesso, perchè voglio dire… dove stiamo andando? Si può, in nome della carenza di rinnovamento, che ovviamente ha mosso il monologo di Pio e Amedeo, cercare di tornare nel medioevo? La società muta, e purtroppo ci sono persone che rimangono ancorate al passato, ma proprio quello dovremmo fare: aiutare chi non capisce a muoversi in una direzione e far progredire la nostra società. Una legge sulla omofobia e tutto quello che è nel DDL Zan è ancora più importante se la gente non capisce che dare del frocio a un omosessuale non è solo una battutina, a meno che non sia fatto in estrema confidenza, ma è una aggressione verbale.
I comici migliorano la loro comicità adattandola a una società che evolve, e qui si vede la differenza tra buoni e cattivi comici: se ti aspetti di fare la scenetta che inciampi sulla buccia di banana come si faceva nei peggiori cinepanettoni degli anni 80, e di portare così a casa la pagnotta, non hai capito nulla. La società ora non accetta più certi termini, ma ride di altre cose: sta a te comico cestinare ciò che oggi non fa più ridere e guardare avanti.

Tutti noi abbiamo amato i film di Bud Spencer e Terence Hill, ma erano di un’era diversa, una società diversa. Ora sono film “d’epoca”, e come tali dovrebbero essere visti, concordo nel ritenere stupide le polemiche su Via col vento o su Biancaneve, ma erano impermeati da concetti sessisti, che però a quell’epoca non urtavano nessuno, e facevano ridere.

Battute tipo “Ruspa, Galina, ruspa…” o il modo in cui si approcciavano alle donne ora è condannabile. Amedeo e Pio vogliono usare quei filoni comici per sempre, ignorando che adesso non fanno più ridere, e sono attaccabilissimi. Per cui Fedez, anche se fosse sta semplicemente un pò cavalcando il carro dei vincitori, ha l’approvazione di tutti. Piaccia o no, dice cose che la società dovrebbe apprezzare. E mamma Rai in questo è sempre stata un pò conservatrice. Ragione per cui, per chiudere questo post, vi lascio questa intervista agli Elio e le storie tese del 2013

Stay tuned!!!

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Perchè con Grillo l’Italia torna nel medioevo

Io credo sia giusto spendere qualche parola sul video di Grillo, nonostante tutti lo abbiano già fatto, e siano oratori migliori di me. Credo sia giusto perchè parlarne stabilisce anche la posizione di questo blog in materia. Credo che sia giusto che la società cambi, e l’unico modo è parlarne.

I fatti
Due anni fa Ciro Grillo, figlio diciottenne del famoso comico Beppe Grillo, si trova al Billionaire con 3 amici. Dopo serata i quattro rientrano nella casa in Sardegna del comico, assieme a due ragazze. Mentre una delle due ragazze va a dormire (ma inizialmente si era parlato di abusi anche su di lei, mentre dormiva), l’altra resta coi quattro ragazzi che la fanno bere e fanno cose che, otto giorni dopo, la ragazza denuncia come abusi sessuali.
Passano due anni in un rispettoso silenzio da parte di tutti, con solo qualche giornale locale che segue la vicenda. Pochi giorni fa Grillo se ne esce con un video sul suo blog dove riprende il discorso.

Il commento
Questo video è tremendo! E non perchè non sia comprensibile il dolore e lo stress di un padre. Non è di quello che si parla. Ma ci sono diversi punti da considerare. La doverosa premessa è che il figlio di Beppe Grillo è presunto innocente a meno che un giudice non si esprima altrimenti, ma anche la ragazza è possibile vittima fino al momento della sentenza.

Primo: il messaggio. Come potete ben sentire, tutto è mirato a screditare l’accusa. Solo che l’accusa è una ragazza che dice di avere subito un abuso sessuale, e le motivazioni per screditarla sono medievali: “perchè ha aspettato 8 giorni?“. Capiamoci, attaccare l’accusa vuol dire implicitamente cercare di far credere che la ragazza abbia mentito, aggiungendo ai problemi psicologici di dover denunciare un abuso (problemi che rientrano nella sfera sociale, perchè purtroppo la società giudica, ma anche in quella privata dell’elaborazione dell’abuso e della necessità di raccontarlo e renderlo pubblico) quelli di dover essere considerata una approfittatrice e una bugiarda. A tutto ciò si aggiunge che la visibilità di Beppe Grillo è decisamente smisurata in confronto a quella della ragazza, non permettendo un confronto o una replica, che probabilmente non verrebbe rilasciato comunque: una persona che è vittima di qualcosa, anche una ingiustizia più lieve, può semplicemente non volerne parlare: si pensi a un lutto, se qualcuno dice qualcosa a riguardo che meriterebbe una replica, chi ha subito il lutto potrebbe non aver voglia comunque di rispondere.

Ma poi la motivazione sarebbe che ha aspettato otto giorni? OTTO GIORNI??? Il tempo massimo per la denuncia di violenza è salito nel 2019 da 6 a 12 mesi. Perchè a undici mesi si può ancora denunciare? Perchè oggi ne sappiamo molto di più delle dinamiche personali della gente che subisce violenza, e sappiamo che rielaborarlo e decidersi a raccontarlo molte volte non è una cosa facile. E Beppe Grillo fa finta di ignorare questa cosa, di cui invece è perfettamente cosciente, puntandoci sopra la difesa mediatica del figlio. Aggiunge che il pomeriggio la ragazza è andata a fare kite surfing. Come se una ragazza che subisse un abuso la mattina, il pomeriggio si sentisse di andare a dire in giro “no guarda, devo disdire tutti i miei piani perchè ieri sono stata vittima di abusi“. Ovvio che c’è anche la possibilità di non dire nulla, ma il concetto non cambia: puoi non volere dare un segno che qualcosa non va, puoi non volere rovinare la vacanza, puoi pensare che magari va bene così…

Il messaggio che si legge in questo video è chiaro: cercare di rigirare la frittata dicendo che la vittima è il carnefice. Vi consiglio il video di Breaking Italy a riguardo, perchè tratta molto bene anche questo argomento. E ha ragione su una cosa: le violenze sessuali sono l’unico capo d’accusa in cui ancora si cerca di incolpare la vittima. E questo è un atteggiamento medievale in cui il sesso non deve essere rifiutato se può essere consenziente. Perchè pensateci: se un uomo eterosessuale dicesse di avere subito un abuso da un uomo omosessuale, secondo voi l’uomo omosessuale potrebbe dire “ma era solo un gioco, sono un diciottenne coglione che mentre parlavamo ho tirato fuori il pene“? Abbiamo un problema nel ritenere che un uomo e una donna possano non volere avere nulla di sessuale con uno specifico esemplare del sesso da cui sono attratti.

Secondo punto su cui soffermarci: le motivazioni del video. Perchè ora? Perchè dopo due anni? Perchè a breve i magistrati si pronunceranno, e decideranno se rinviare o no a giudizio il gruppo. Dobbiamo capire che l’argomento è delicato perchè dal punto di vista legale, fino a che una sentenza non è emessa, effettivamente il figlio di Grillo è innocente, e nessuno può dire il contrario. Ci mancherebbe che qualunque ragazza denunci una persona di violenza sessuale abbia ragione a prescindere. Ma è compito della magistratura esprimersi a riguardo. Solo che Grillo è ben consapevole che ci sono due aspetti di un processo: quello puramente tecnico, su cui Grillo non può fare molto (raccogliere prove, sentire i testimoni…). Ma c’è anche un aspetto mediatico che, se da un lato può mettere pressione sul giudice e manovrare indirettamente un risultato, dall’altro può, qualunque sia il risultato del processo, alleggerire il peso sociale sul figlio.

Questo ha portato Grillo a fare questo video, e a farlo ora. E capiamoci, non è uno sfogo come lui cerca di farlo passare. C’è dietro una tecnica comunicativa, chi ha l’occhio più allenato del mio ci ha visto almeno un taglio, e si usa lo stesso approccio che Grillo ha usato in decine di altri video: urlare, sbattere le mani, parlare diretto al pubblico, pur essendo da solo. Inquadratura studiata. Parole studiate. E poi l’uso del suo blog, che ricordiamolo, è ancora il mezzo di comunicazione centrale del suo partito

Ci sarebbe da parlare del risvolto politico di tale video, e si potrebbe anche discutere se sia stata una mossa azzeccata o no, considerato che ha messo sotto i riflettori il caso del figlio che era praticamente stato dimenticato. Di sicuro nessuno dovrebbe parlare del caso in sè, visto che su quello bisognerebbe aspettare la magistratura, anche se lui proprio questo ha fatto. Rimane il fatto che il messaggio inviato è che ancora bisogna attaccare una donna che denuncia, rendendola la carnefice invece che la possibile vittima.
Stay tuned!

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Essere un Team Leader

Non sono mai stato eccessivamente attaccato ai soldi. Guadagno benino, ma aspiro anche a vivere bene. E ho un vantaggio: faccio un lavoro che mi piace. Ho iniziato a scrivere codice quando praticamente non sapevo scrivere, linguaggio basic, ho questo dominio da più di 10 anni e ancora arrivo a soluzioni ottimali prima degli altri, con mia enorme frustrazione, visto che poi spendi secoli a fare digerire la mia soluzione agli altri. Sono stato indottrinato ai principi agile secondo cui un team (di ingegneri) è composto da 4 o 5 sviluppatori, un team leader e un product owner: per me il team leader è solo un altro ruolo, non sopra agli sviluppatori, ma a lato.

Benchè nel mio team sia ancora il soggetto più esperto, in termini di anni di esperienza, non ho mai sottovalutato l’opinione di nessuno, nemmeno di chi riconosco non essere in gradi di capire di cosa parliamo. Il mio ruolo è di proteggere il team da noiosissime discussioni che ne rallenterebbero la produzione, e allo stesso tempo sono l’interfaccia tra chi decide cosa bisogna fare e il mio team quando siamo quelli che lo devono fare. Ciò non toglie che, nonostante la scarsissima quantità di tempo rimasta, io rimanga uno sviluppatore, e con tanti anni di esperienza, per giunta.

Non sono il capo, sono parte del team, e ammetto che in passato ho accettato soluzioni che ritenevo pessime (e su cui purtroppo ho anche avuto ragione) solo perchè la democrazia è un valore: se sono io a scegliere, come posso pretendere che il team si senta responsabile? Ah già, la responsabilità: non prendiamoci in giro, se io sono sempre in meeting, e l’azienda mi paga per questo, io non sono di sicuro responsabile per errori nel codice o per stime fatte male, o per chissà quale altra cosa non posso avere fatto io. Il mio compito è che nessuno possa incolpare i miei compagni di team, perchè la blame culture non serve a nulla, ma io come individuo sono responsabile solo del mio lavoro.
Poi è ovvio, è parte del mio ruolo concretizzare alcune cose che altrimenti resterebbero opinione del singolo: se uno è incapace, mi spiace dovervelo dire, ma è chiaro a tutti. Il mio compito è di discutere con lui come migliorare, o eventualmente trovare un modo di farlo andare via.

Purtroppo non so a che livello la gente sia ingenua su un ruolo o sia io ingenuo su un ruolo. Il mio modo di lavorare porta grandi frutti: nessuno è scontento, tutti cercano di dare il meglio, la gente si butta sui progetti perchè sa che se sbaglia nessuno lo stresserà, al peggio dovrà mettere a posto i suoi errori. Sono motivati. Tutti, anche il ragazzo junior appena arrivato a Settembre. Ma molta gente che ho incontrato in passato aveva brama del ruolo di team leader, sostanzialmente per due motivi: sete di potere o sete di soldi.

Sete di potere perchè c’è questa idea che se sei team leader puoi fare quello che vuoi, e i tuoi schiavi devono stare zitti. Oh quante persone come queste ho visto in vita mia: in Italia era quasi lo standard, in Francia ho avuto un caso così, ma più che voler manifestare il proprio potere, quel capo voleva manifestare l’inferiorità di chiunque non parlasse francese. Tipico, quasi un clichè. A Londra mi sono capitati due o tre team leader a posto, ma ho anche avuto il tizio venuto da studi dubbi e da esperienze da manovale che, con in tasca un corso di 3 giorni di perfezionamento, è stato messo (Dio solo sa seguendo quale principio) a capo di un team di ingegneri e ha pensato bene di sfogare le sue frustrazioni imponendo regole assurde, facendo disciminazioni e agevolando guarda caso chi piaceva a lui, senza nemmeno nasconderlo. Diceva proprio chiaramente “io faccio come voglio“, almeno fino a che non ho predetto il totale fallimento davanti al suo capo, e questo si è avverato. Lì è stato spezzato in due, ma solo per pochi mesi, poi il suo capo è cambiato e lui ha ripreso a fare come voleva. Inutile dire che non sapeva nulla di cosa facevamo, e pubblicamente l’azienda diceva che era quello il motivo per la scelta di quei capi: l’ignoranza sul lavoro, la loro purezza sul management teorico.

Sete di soldi perchè c’è il fraintendimento che un leader debba prendere più degli altri suoi membri. Ora, anche ammesso che team leader (ma anche manager) sia una promozione, perchè in effetti i cambi di posizione sono anche un modo per migliorare il proprio salario, mi domando: ammettendo che il salario faccia un salto di 10.000 o 20.000 sterline, in quanto consiste in termini di anzianità? Perchè c’è gente che prende comodi 80.000 sterline a meno di 30 anni, anche senza promozione prenderanno 90.000 a 35 anni, 100.000 a 40 anni. Uno sviluppatore con 14 anni di carriera ovviamente prenderà più che un team leader che per qualche ragione è diventato team leader a 30, con 4 o 5 anni di carriera. Questa semplice constatazione matematica non va giù a chi vuole diventare team leader. Sempre perchè “ma hai più responsabilità“, che è sbagliato, perchè non ne hai di più, ne hai differenti.
Tanto è vero che, siccome non tutti hanno le qualità per fare i team leader (ragazzi, si passa molto tempo a parlare, e c’è chi ti logora al punto che arrivo spesso sull’orlo delle minacce), alcune aziende, per permettere comunque di avere quella promozione che la gente anela senza dover rinunciare agli esperti e senza doverli vedere accanirsi per un ruolo (team leader) dove farebbero schifo, si sono inventati i principal engineer, che è come dire che ci sono ingegneri junior, mid level, senior e “cazzo io sono veterano e so tutto“. E ora come la mettiamo? Perchè i principal engineer hanno lo stesso livello, nel senso dello stesso numero di progressioni di carriera, dei team leader. E le responsabilità? Sono le stesse? Sono di più? Sono di meno?

Quindi se anelate avere il ruolo di leader, o di manager, più che i soldi, dovreste domandarvi se vi piacerà il posto, perchè è un ruolo diverso. Bisogna parlare con la gente, bisogna avere empatia, bisogna non avere pregiudizi, bisogna saper fare il proprio lavoro, ma spesso si tratta di discutere per intere giornate, non vedere più tecnologia, scrivere interminabili documenti, o mail, o mettere a posto cose burocratiche (come compilare fogli ore, on call, richieste di rimborsi, questionari…) e aiutare l’azienda per quelle cose per cui serve una figura di riferimento. E non avete idea di quante volte si riparte da capo: c’è un nuovo progetto e tu devi spiegare come pensi vada fatto a chi ti spiega cosa fare. E quando lo hai convinto devi convincere chi gestisce altri team che faranno cose da cui dipendi. E poi l’architetto. E il tuo capo. E pensi che nessuno vorrà apportare delle modifiche? Perchè ogni modifica va ridiscussa con tutti. E se pensi che basti fare un meeting tutti assieme sei un illuso: anche io sono spesso occupato, e se metti nello stesso meeting 5 o più persone diventa una cagnara. E questo genera stress.

E credimi, tu che leggi: per uno scatto di salario forse non ne vale la pena, sai?

Perchè puoi pensare che prendere 500 sterline in più al mese sia figo, ma lo stress che ti porti dietro lo scarichi sulla vita privata. Ed è una quantità di stress che dipende da persona a persona. Se ti piace sviluppare e non ti piace molto discutere con la gente, domandati cosa stai facendo, perchè quando hai un salario non si torna facilmente indietro, e rischi di rimanere bloccato in un ruolo che ti porta solo stress. O che fai male.
Questa è la mia opinione. Poi ognuno è libero di fare come crede.
Stay tuned!

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App di incontri come gli antibiotici

Da sempre sono contrario alle app di incontri (ormai anche in italiano chiamate date app, cose tipo Tinder e giù di lì). Per diversi motivi. Oggi durante una discussione ne ho provati ad elencare alcuni, che reputo importanti, e che volevo condividere anche qui. Prima però una premessa: queste applicazioni hanno sempre avuto due prospettive, quella di chi vende il prodotto, per cui sono mirate a gente in carriera che ha poco tempo per la vita sociale, o gente timida che non riesce a trovare l’amore, o qualsiasi cosa possa sembrare positiva. Poi c’è la prospettiva dell’utenza, per cui si è arrivati velocemente a considerarle il miglior mezzo per avere sesso facile.

Ovviamente la prospettiva dell’utenza vince: se tutti usano una cosa in un modo, poco importa quale è il reale scopo per cui è stata creata, se la merce viene venduta sia il produttore che il consumatore sono felici. Qui entra però in gioco la parte naif dell’utenza, quelli cioè che pretendono (ma sia chiaro, anche una buona parte di loro finisce ad utilizzare l’app allo stesso modo) di usare le applicazioni “per cercare la fiamma gemella“. Era il 2008 quando Meetic (che qui in UK si chiama Match.com) annunciò di poter essere costretta a chiudere, e alla notizia un suo utente che conosco esclamò “eh sì, adesso toglietemi anche il fottere“.
Dunque niente di nuovo, Badoo è Tinder sono diventati i capisaldi degli incontri al fine di sesso. Dunque approcciarsi in maniera naif a queste applicazioni è ormai abbastanza obsoleto e incredibile. Ma poi ci sono quelli che ce la fanno, che trovano l’amore, e uno che ce la fa, anche se su un milione, giustifica gli altri 999.999 utenti, che per davvero o no, cercano la fiamma gemella.

Ma quali sono questi lati negativi delle app di incontri? Prima di tutto, la mancanza di contatto umano, che porta svantaggi sia negli utenti naif che nei predatori. Negli utenti naif il fatto che una persona ti contatti, ma che sia uno su un triliardo, dà quella sensazione che al primo difetto si possa mandare tutto in vacca. Uno non è bellissimo? Lo scarto. Uno è bello? Gli parlo. Poi scopro che gli piacciono i videogiochi? Allora lo scarto. E così via. Litigo su una cosa? Lo scarto. Alla fine anche gli utenti naif finiscono per perdersi in questa catena di montaggio di persone disponibili.
Il predatore, dall’altra parte, apprende. La mancanza di contatto umano gli dà una copertura dai fallimenti fisici di quando si mente o quando si fa qualcosa per esperienza. Dopo ogni errore, apprende una tipologia di ragazza per cosa ti può scartare, diventano sempre più esperti. Sia chiaro, anche nelle discoteche ci sono quelli esperti a rimorchiare, ed è ovvio che abbiano un vantaggio, ma è difficile coprire ogni segnale del proprio corpo, mentre è più facile seguire un copione in una serie di messaggi. E’ lo stesso concetto dei leoni da tastiera, o degli antibiotici: a furia di prendere gli antibiotici per ogni malessere, l’essere umano permette a batteri più resistenti di moltiplicarsi meglio, e produce generazioni sempre più resistenti di batteri. Così l’abuso delle app di incontri sta creando generazioni di esperti rimorchiatori a catena. E non serve nemmeno essere estroversi: sei dietro una tastiera, puoi essere chi vuoi.

L’altra cosa è che le app stanno generando mentalità, specialmente nelle nuove generazioni che ci sono cresciute dentro, abbastanza distorte. Ci sono statistiche che dicono che nelle relazioni il 72% dei partner maschi non si preoccupa di fare avere un orgasmo alla donna. Eppure ho dovuto litigare con una ragazza (più volte) per farle capire che se questa è la statistica nelle coppie, figurarsi quanti maschi su una app di incontri si prenderà la briga di rendere felice la partner. Si stanno creando generazioni di donne che reputeranno normale essere al secondo posto (come se tra l’altro già non fosse preoccupante questa mentalità, anche senza le app di incontri).
Eppure le app di incontri si usano ogni giorno di più, anche per via della pandemia. E spesso la ragione è una: “eh, ma come faccio a conoscere gente altrimenti?“. Che diciamocelo, durante la pandemia è anche una domanda lecita. Ma prima? E dopo? Se noi siamo qui, è perchè i nostri genitori si sono conosciuti senza app di incontri. Come han fatto?
Il punto è anche quello: se una persona si spinge fuori dalla comfort zone per venire al tuo tavolo, mentre sei in un pub, a conoscerti, forse è anche più facile che davvero ci tenga che non se ti ha swappato a destra su un’app, prima e dopo avere fatto lo stesso con almeno altre decine di ragazze.
Però le app sono più facili. Proprio perchè non ci devi mettere la faccia. Proprio perchè sai che chi è lì è in cerca. Proprio perchè le puoi usare in ogni momento.

Poi ovvio che se entrambe le parti, maschietto e femminuccia, vogliono solo del sesso mercenario, allora sono grandi abbastanza da poterlo cercare su una app. Solo che però dopo non dovrebbero lamentarsi dei casi umani che trovano, o del fatto che siano trattate come merce o qualsialsi altra cosa a cui si espongono volontariamente quando entrano in un territorio dove probabilmente ci sono persone più esperte di loro che stanno solo aspettando la nuova persona da predare.

Il tema è lungo. Ma ne ho scritto abbastanza, rimando altre osservazioni e opinioni ad un eventuale futuro post.
Stay tuned!

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Finalmente vaccinato!!!

Venerdì 26 Marzo! Questa è la data che per me segna un primo passo verso la svolta. Come la segnò il 12 Marzo 2020, più di un anno prima, quando arrivai in ufficio, una settimana dopo una conferenza, e lessi che tutti quelli che avevano partecipato anche solo un giorno, come me, alla conferenza, dovevano autoisolarsi, perchè erano stati trovati dei positivi qualche giorno dopo. In quella settimana avevamo avuto un mucchio di persone malate di “forti influenze”, ma io non avevo nulla, e comunque mi isolai per i restanti 5 giorni… ma la sera stessa del mio primo giorno, l’azienda ha mandato la mail con la richiesta di non presentarsi più al lavoro, e iniziava così il lavoro da casa forzato.
Da quel giorno sono passati 379 giorni (o più precisamente 545,976 minuti) prima che avessi il mio vaccino.

L’Inghilterra ha deciso di adottare una strategia diversa dagli altri paesi: coprire al più presto possibile tutti con la prima dose, e poi pensare alla seconda. Quando ho fatto il vaccino (spoiler: mi han fatto l’Astrazeneca) mi han detto che per la seconda dose dovevo aspettare 10-12 settimane. Questo è ovviamente molto di più delle 3 settimane suggerite dai produttori del vaccino, ma chiaramente, anche se è difficile sapere se la strategia finale sarà stata corretta (perchè ehy, potrei andare a fare la seconda dose e scoprire che gli anticorpi della prima sono andati, e dover rifare due dosi), al momento si vedono solo aspetti positivi. Primo tra tutti il calo dei casi di contaggio e morte. E quindi l’allentamento delle regole restrittive.

Venerdì sono andato al centro vaccini: tutto bene organizzato, poca fila, nonostante gli oltre 800.000 vaccinati al giorno. Ho aspettato veramente 5 minuti massimo, poi è toccato a me. Entro ed eravamo in un openspace giusto un pò protetto da una tendina su due lati. L’infermiera mi fa un pò di domande (allergie, fumatore, sintomi manifestati, se ero venuto in macchina…) e mi dice un pò di cose (effetti indesiderati che potrei riscontrare, come combatterli, quando tornare, chi chiamare…). Poi mi fa tirare fuori una spalla. Ero ancora in piedi. Mi chiede se volevo farla in piedi e non ho ancora risposto che QUELLA LAIDA CAGNA MI INFILA IL CAZZO DI AGO SECCO NELLA SPALLA CON TUTTA LA FORZA!!! E mi spinge il vaccino a tutta potenza nelle vene.

Ecco, Dio mio, se vi dicono che come effetto collaterale avrete male alla spalla, non è il vaccino, sono le cazzo di infermiere!!! Oggi entriamo nel quarto giorno e ho ancora il braccio indolenzito, ma mi ha fatto male dal primo secondo, cazzo. Comunque fatto il vaccino, ompro il paracetamolo. Esco. Torno a casa. Il male al braccio, dopo due o tre ore, passa (nel senso che passa il dolore fisso, come dicevo ho ancora male se alzo il braccio o lo tocco).
Tutto bene. Inizio a non sentirmi alla grande verso tarda sera (diciamo, dopo 9 ore dall’iniezione), un pò di senso di calore e intorpidimento. Misuro la temperatura: sta salendo, ma è ancora sotto i 37 gradi. Verso mezzanotte sale sopra i 37: decido di prendere il paracetamolo, e qui scopro la realtà: appena mi alzo e esco dal caldo salotto, anche se la cucina non sta al polo, mi prende un freddo mai sentito prima.

Le gambe tremano, forte, e la parte alta della coscia mi si tende dal freddo. Faccio fatica a spostarmi quei 2 o 3 minuti per prendere una pasticca, vuotarmi l’acqua in un bicchiere, mangiare qualcosa e inghiottira la pillola. Vado in camera da letto, prendo la coperta più pesante, mi mummifico e mi metto in sala ad aspettare che faccia effetto. Verso l’una vado a letto, febbre secca a 38 e rotti, prendo tutte le coperte di casa e le metto sul letto: anzi morto di caldo che non svegliarmi in preda ai tremori e dover cercare di coprirmi dopo. La strategia vince: sudo come un dannato, ma dormo quasi 5 ore e quando mi sveglio, anche se con la febbre, sto benino.
Il secondo giorno controllo la febbre con il paracetamolo: non va male. Mangio, e in genere quando sto male non lo faccio. Bevo molto. 3 pasticche di paracetamolo: una alle 7, una alle 13 e l’ultima a mezzanotte. La temperatura si abbassa ma nei momenti peggiori non va oltre i 37.6.

Giorno dopo fresco come una rosa: così fresco che decido di uscire, e forse lì è stato il mio errore: dopo due ore a camminare, forse anche per il vento e il freddo, mi risale la temperatura. Torno a casa: cena frugale, sessione D&D, paracetamolo, resto della serata tutto ok.
Insomma, alla fine sembra che un pò di febbre sia da accettare, ma sta andando tutto bene.
Vaccinatevi, gente!!! E stay tuned!

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